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mercoledì 6 febbraio 2013

IL NOSTRO CARNEVALE


..... Il carnevale è alle porte e quindi ......  dopo aver documentato il "Carnevale degli altri" nel mio post precedente, mi sembra giusto di parlare un po' del nostro Carnevale,  con i  suoi dolci con nomi diversi o simili a seconda della Regione d'origine, dal Nord al Sud Italia.

Tutti deliziosi, gustosi, fragranti e soprattutto fritti per la gioia di tutti i " golosastri"!!!!


Con tutta probabilità uno dei dolci di Carnevale fra i più tipici d'Italia sono delle striscioline di sfoglia di farina addolcite, a volte al profumo di limone, vaniglia o liquore, fritte nello strutto o nell'olio bollente, prendendo forme più o meno accartocciate e naturalmente - secondo la regione  - nomi diversi!: "le chiacchiere"!


Nel Lazio:  frappe,  in Emilia:  sfrappole,  nel Veneto:  crostoli,   a Venezia:  galani,  a Mantova  :lattughe,  in Toscana:   donzelline, sebbene il nome più diffuso fra i toscani sia quello di cenci, a rammentare gli scampoli di tessuti che si vendevano nelle fiere.

In Sicilia i nastri carnivalischi   vengono irrorati di miele e cosparsi di granellini di zucchero. I siciliani però hanno come dolci carnascialeschi  per antonomasia - immancabilmernte fritti -  i celebri cannoli di sfoglia croccante riempiti di ricotta, canditi e pistacchi, talmente saporiti che una filastrocca popolare afferma:

"Beddi cannola di Carnalivari, /megghin vuccuni a lu munnu un ci nn'é" ossia "Belli cannoli di Carnevale, miglior boccone al mondo non c'è".
 In Emilia si gustano i tortelli farciti  di marmellata di amerene, i tortellacci  imbottiti di castagne, i ravioloni con zucca e canditi e i tortelloni dolci del bolognese.




Della lunga serie dei garssi dolciumi carnevaleschi fanno parte anche le frittelle venete, che a Venezia vengono chiamate fritole fin dal XVI secolo:
"Boccon da poereti e anca da siori" , "Boccon da poveretti e anche da signori".


Queste  sono a base di farina, zucchero, uvetta, pinoli e profumo di liquore.



In Umbria le frittelle dolci di carnevale sono riempite di riso, mentre nelle Marche si preparono col 
semolino.

A Napoli si chiamano zeppole di carnevale per non confonderle con quelle natalizie, nel Lazio 
le castagnole, palline dalle dimensioni di una castagna, che possono essere preparate anche al forno per renderle più leggere!

Il Giovedì grasso toscano si festeggia con i berlingozzi detto anche "Berlingozzo".





Ma la migliore crona di Re Carnevale, ingorda e seducente, è rappresentata dalla cicerchiata tipica dell'Umbria, del Molise e dell'Abruzzo:


un regale ciambellone di palline di pasta dolce, fritte, tenute insieme dal miele e poi ornata con coloratissimi canditi e confetti.


In Puglia vi sono le dolcissime carteddàte  "cartellate", tipiche frittelle sia natalizie che del magnifico carnevale pugliese, immerse nel miele o nel mosto cotto.



Le "cartellate" sono strisce di pasta accartocciate a forma di fiore o di arabeschi.

Questi dolci, che in Puglia sono simbolo di allegria e festa, si chiamano anche - secondo i luoghi-  
crustoli, scarole, frinzelle, ecc., e fanno parte della lunga lista dei dolci di Carnevale fritti già menzionati, per arrivar fino ai bignè di San Giuseppe che si preparano il 19 marzo per la Festa del santo.




Curiosità:

Nel rituale del culto greco di Demétra, - in uso nel Sud Italia, nella cosiddetta Magna Grecia - compariva un dolce di farina, vino e miele detto "ciceone" da offrire alle divinità, affine all'impasto delle carnascialesche frittelle pugliesi.

Ciò confermerebbe la teoria di alcuni linguisti che vorrebbero la parola "cartellata" proveniente dal greco  kàrtallos  (cestino, paniere), che d'altronde era la forma originaria del tipico dolciume.

Mentre nella fantasia popolare barese le "carteddàte" simboleggiano le lenzuola di Gesù Bambino.





Consiglio:

Consumate tutti i dolci fritti sempre freddi, accompagnandoli con del vinsanto!!



Buon Carnevale alle mie lettrici e lettori!!!!

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